Suor Delia: lettere dalla missione in tempo di Corona-virus

I lettera di suor Delia

Qui nella Repubblica Democratica del Congo, già da quindici giorni sono stati testati i primi casi positivi nella capitale Kinshasa. Dopo qualche giorni altri casi in varie città del Congo e qui vicino a noi a Bukavu, in Rwanda e in Burundi al di là della nostra frontiera a pochi chilometri da casa nostra.
Il Presidente della Repubblica, i vari Goverantori di Provincia, i vari sindaci delle città hanno scritto e messo tutti in guardia da questa malattia terribile. Purtoppo si trovano davanti alla mancanza di materiale sanitario, mascherine, reattivi per fare il test, protezioni varie per medici, infermieri e personale sanitario…
Alla Televisione per chi ne ha l’accesso, alle varie radio locali, si parla di questo virus ma non ci sono sufficienti trasmissioni per farlo conoscere, per dire alla gente come ci si contagia, come proteggersi, ecc.
Le scuole sono chiuse da due settimane e così tutti i luoghi di culto. Contrariamente a quanto è stato detto nei vari comunicati, la gente continua a girare come niente fosse, ad affollare le strade, i mercati, i piccoli campi sportivi davanti alle scuole o in altri spazi verdi o in terra battura.
L’unica vera preoccupazione della gente è quella di morire di fame e non di corona virus.
Qui da noi sono state chiuse tutte le strade che vanno verso la città di Bukavu e verso il Burundi. Il commercio che è la prima occupazione della nostra gente, ne soffre. I prezzi degli alimentari sono andati alle stelle e se la gente prima mangiava una sola volta al giorno, ora potete immaginare…
Chi può si fa delle piccole riserve di farina di manioca, carbone, pesce secco, fagioli. Ma chi non può e vive alla giornata, cioè il 95% della popolazione, soffre.
Sui pochi mezzi di trasporto che girano ancora qui in zona, il numero dei passeggeri è stato drasticamento ridotto a metà e quindi il prezzo del viaggio è raddoppiato. Miseria su miseria.
I bambini sono in strada e giocano dal mattino alla sera, incuranti di ogni pericolo.

Notizie della nostra comunità: io vado ancora al lavoro per le urgenze e a orario ridotto; metà dei miei collaboratori anticipa le ferie annuali. Dopo Pasqua l’altra metà farà la stessa cosa e poi vedremo. Genoveffa continua a lavorare con personale ridotto al Centro di riabilitazione fisica “Béthanie”. La scuola per bambini sordomuti è chiusa. Marceline e Nzigire sono a casa e sbrigano le faccende domestiche nella mattinata. Nel pomeriggio aiutiamo anche noi.

In questi giorni è arrivato alla banca il salario di marzo. Davanti alle porte della banca c’è una fila interminabile, sotto il sole, poichè fanno entrare 5 persone alla volta. Nessuno ha la mascherina. Ci misurano la temperatura con una specie di pistoletta fin quando la pila funziona poi basta… I nostri direttori e presidi che sono scesi dalle montagne per ritirare il loro salario che passa per la Caritas, fanno anche loro lunghe code sotto il sole, già esausti dal viaggio e dalla fame, dopo uno o due giorni di strada a piedi. E’ una pena che non so descrivere… Sugli altipiani dove la guerra tra differenti fazioni ed etnie, sembra conoscere una calma, i fucili tacciono… Il corona virus è riuscito a farli tacere e non si sa ora quale sarà la loro strategia per tornare a colpire ancora i villaggi, incendiare case e scuole, quello che è ancora rimasto in piedi.
Buona domenica delle Palme e buon cammino verso Pasqua !

II lettera di suor Delia

A Uvira, morti e rovine per l’esondazione del torrente Mulongwe

Nella notte tra mercoledì 16 e giovedì 16 aprile, il quartiere di Mulongwe, a Uvira, è entrato in un incubo che non è ancora finito. Piogge torrenziali hanno gonfiato oltre misura il torrente Mulongwe che lo separa dal quartiere di Kasenga. Una massa enorme di acqua in discesa verso il lago, il cui livello era già cresciuto in questo tempo, ha invaso case e strade, portato con sé persone, distrutto case, e portato via o rovinato i pochi beni che contenevano.
Il giorno dopo, ventitré salme si trovavano già nell’obitorio dell’ospedale, ma molte altre persone sono scomparse nella furia delle acque. Una mamma che aveva appena consegnato ai soccorritori un figlioletto, non è riuscita a fare altrettanto con un’altra bimba, che è stata portata via dall’acqua e la madre dietro a lei… Tante storie tremende che fanno impallidire il timore del coronavirus. RFI ha poi parlato di sessanta morti, ma è un bilancio ancora provvisorio.
La gente che ha potuto fuggire si è rifugiata dapprima nella sala parrocchiale di Mulongwe, poi, di fronte al salire progressivo dell’acqua, è salita nella parte più altra del quartiere, oltre la strada principale della città. Case, chiese e scuole risparmiate dall’acqua sono diventate rifugio di una popolazione che ha cercato ancora, lungo le giornate successive, di raggiungere le proprie case immerse nel fango e nell’acqua, per sottrarre i pochi beni rimasti all’opera di possibili sciacalli.
La nostra comunità si trova proprio al centro di questo evento, che ha preso tre strade che scendono verso il lago. In quella stessa notte, le sorelle si sono rifugiate in una casetta che si trova all’interno del Centro Béthanie. L’acqua ha divelto il recinto e progressivamente è entrata nella cappella e nelle stanze della nostra casa. I nostri operai e amici si sono fatti in quattro per liberare il cortile dal fango, custodire la casa, mettere in salvo qualche cosa.
Raccontiamo quanto è successo attraverso i messaggi che Delia Guadagnini, responsabile della nostra comunità, ha scritto in questi giorni:

Giovedì 16 aprile
“Noi bene, ma stanotte piogge torrenziali hanno fatto disastri. Il livello del lago Tanganyika si è molto alzato e il fiume Mulongwe ha esondato appena sotto casa nostra. Nessuno ha dormito. Case nell’acqua, chi cerca dove andare, chi cerca i propri cari. Anche nei quartieri di Kasenga e Kavimvira è un disastro. Sapremo più tardi quanti sono morti. Per tutti preghiamo. Sono giorni difficili a causa di tanta pioggia …”
“Siamo istallate al Centre Béthanie. Alle ore 23 i preti della Parrocchia hanno potuto essere accompagnati all’economato. Tanta gente ha perso tutto. Si contano i morti, ma tanti sono nel lago… John ci ha detto l’acqua inonda il nostro giardino ma per ora non è entrata in casa. Il fiume continua a gonfiarsi e il lago anche.”
“Il vescovo è venuto qui a Béthanie a salutarci e assicurarsi che stiamo bene. Ci ha fatto veramente piacere. Era passato anche all’ospedale a benedire le ventitré salme finora recuperate. Non è riuscito ad arrivare alla parrocchia di Mulongwe: troppa gente per strada e troppa acqua che continua a salire.”

Venerdì 17 aprile
“Abbiamo passato bene la notte al centro Betania, Per fortuna non ha piovuto. A Mulongwe, la strada è interrotta, impossibile rientrare a casa. C’è ancora molta acqua che scende dalla montagna, insieme a grosse pietre. Pierre è a casa nostra, sta cercando di liberare il giardino dal fango, perché se piove l’acqua entra in casa. Ci sono ancora molti morti trovati ieri sera e stamattina. Nel quartiere di Kasenga, oltre il torrente Mulongwe, molti si sono rifugiati nella scuola.”

Sabato 18 aprile
“Siamo ancora al Centro Béthanie, chissà per quanto tempo. Ricomincia a piovere… Tante persone vengono a dirci “pole” (“ci dispiace!”), si scusano di non avere niente da offrirci, ci assicurano la loro preghiera. È commovente.”
“Sono appena tornata da Mulongwe. A casa abbiamo lasciato Pierre, John, Kiza, Philippe et Léonard che con un lavoro immenso stanno liberando la porta del cancello dell’entrata da quasi un metro di fango. Ho fatto un giro a salutare la gente della nostra strada avenue Kabare. È una desolazione, pietre enormi venute giù dalla montagna e tanto fango. A quest’ora c’è il sole e speriamo che duri. Case sott’acqua, fango ovunque, pochi hanno salvato qualcosa. La nostra via e quella della parrocchia non si riconoscono più. Nessuna persona che rappresenti lo Stato in questa calamità, né il comune, né la polizia, neanche la Croce Rossa. Ognuno è lasciato solo a sé stesso. Che il Signore abbia pietà del suo popolo… Per ora una trentina i morti ritrovati, ma quanti saranno nel lago o sotto quel metro di fango. …”

Domenica 19 aprile
“Dopo una notte di pioggia torrenziale, i nostri operai e amici hanno potuto accedere alla nostra casa inondata. John, la sentinella della notte, si era rifugiato sull’albero di mango perché l’acqua era molto alta. Con molto lavoro e rischio, i nostri eroi hanno potuto accedere alle nostre stanze piene di fango e portarci nelle valigie la maggior parte delle nostre cose, e anche le cose della comunità. Che desolazione!
Con Marceline e Nzigire, le nostre sorelle giovani, abbiamo fatto alcuni viaggi per recuperare sulla strada queste cose. Impossible arrivare vicino alla nostra avenue Kabare. Ora siamo di nuovo tutte a casa… Ci sono tanti ladri in giro. Abbiamo portato via anche i pannelli solari poiché c’era già gente sul tetto.
Stamattina abbiamo avuto la messa che ci ha rese forti, insieme alla vostra preghiera. Sulla strada, tanta gente che scappa, con le poche cose sulla testa o sulla bicicletta… Anche i preti della parrocchia sono andati a recuperare le loro cose e quelle della chiesa e sono all’economato. Stessa cosa per i Fratelli della Carità… Ormai non è rimasto più nessuno nelle tre vie dove il fiume Mulongwe è esondato. Ci ricordiamo nella preghiera. Coraggio sempre !

Lunedì 20 aprile
“Stanotte ha piovuto e stamattina un pallido sole poi sempre più forte che ci faceva temere altra pioggia. Finora abbiamo fatto vari viaggi dal Centro Béthanie, dove siamo, fino a casa nostra. L’acqua e il fango sono alti quasi un metro… In casa c’è molta acqua ma con l’aiuto dei nostri collaboratori le cose essenziali sono state salvate… Nella chiesa parrocchiale danni enormi… La gente è in giro a recuperare le cose rimaste. Incrociamo biciclette che trasportano una bara e vanno dove c’è la persona morta …I commercianti salvano le poche cose salvabili. È una pena ma in tutti tanta forza e coraggio. Tanta gente ci è vicina. Ringraziamo il Signore per tutto e tutti.”

III lettera di suor Delia

Buona sera. La giornata è stata faticosa. Pulire, pulire, pulire, togliere il fango dalle cose che abbiamo portato, sia da casa che dal Centro maman Celestina. Cercare di metterci un po a posto nelle stanze. Lavare la roba sporca. In tanti ci hanno aiutato. È una gara di solidarietà. In tanti sono venuti a trovarci per manifestarci la loro compassione. Tutta Mulongwe, Kasenga e Kavimvira sono in uno stato pietoso. E poi ladri ovunque che approfittano della distrazione dei proprietari , per rubare… che pena ! La gente sta sopportando questa prova con dignità, molti han perso veramente tutto. Molti hanno la casa sommersa dal fango. Molti si sono accampati nelle nostre scuole. Fame e soprattutto sete. Con la distruzione della centrale del trattamento dell’acqua, Uvira è senza acqua potabile. Tutti al lago Tanganika e molti al vescovado dove hanno una pompa sul lago.  Nel primo pomeriggio Genoveffa e Marceline sono andate a casa con John per vedere come si può procedere domani. I nostri collaboratori stanno liberando dal fango il marciapiede della casa in modo che l’acqua possa scorrere via. In mattinata il governatore è passato nei vari quartieri per rendersi conto della situazione, anche a casa nostra.  Domani cominceremo a portar via anche i mobili, letti, scrivanie. Stasera siamo tutte cotte, vi ringraziamo che ci pensate e pregate per noi e la nostra gente. Oggi c’e stato un bel sole che ha asciugato le cose che abbiamo messo al sole. Un forte abbraccio e buona notte !