PROFESSIONE SEMPLICE DI ORIANO PAOLI

Omelia del Priore

Cari fratelli, questo è un momento di Chiesa, non è un momento solo per San Silvestro qui per Fabriano, è un momento di Chiesa e il segno che è un momento di chiesa è la presenza del parroco don Daniele che nonostante abbia 13 parrocchie sulle montagne lì intorno al Campodenno è riuscito ad essere presente e io e i confratelli di San Silvestro siamo molto contenti altrimenti non ha senso quello che sto per dire.

Le letture che abbiamo ascoltato sono quelle della domenica del tempo ordinario e di proposito l’ho volute lasciare perché secondo me sono molto significative anche per quello che stiamo vivendo.

Tra i fatti che accadono e danno volto alla nostra storia, molti si presentano sotto forma di enigma: perché dilaga l’ingiustizia? Perché tanta gente è oppressa in tanti angoli della terra?

Oppure in chiave personale: Perché questa malattia proprio a me? E in questo momento? Che bene ne può venire? E a chi?

La Fede è la luce unica che illumina gli enigmi dell’esistenza e rivela il mistero della storia, quella grande del mondo e quella piccola di ciascuno. Il nostro mondo secolarizzato che vuole escludere Dio, e organizzarsi senza di lui non trova certamente risposte. Solo si illude con false sicurezze, che poi il tempo smantella. La Fede non offre una luce solare, ma come i fari dell’automobile, illumina quel tratto che ci sta immediatamente davanti. Il resto si illuminerà poi. Così in un periodo storico turbolento, il profeta Abacuc ha l’impressione che Dio abbia abbandonato il suo popolo, e lo interpella angosciato. La risposta arriva, tagliente come una spada e luminosa come il meriggio: c’è la strada della Salvezza ed è aperta a chiunque ha fede in Dio (I°). Gesù nel Vangelo lo ribadisce con termini quasi paradossali: la Fede trasporta anche le montagne, cioè può ottenere cose che umanamente parlando sembrano impossibili (III°). Di questo atteggiamento di Fede, la liturgia illumina oggi alcuni aspetti. Ecco il primo: “Il giusto vivrà per la sua Fede”. E’ una frase celebre in cui San Paolo costruisce il punto-chiave della sua teologia. In senso forte essa sottolinea il rapporto tra Fede e Vita. Si potrebbe anche tradurre: il giusto vive di Fede, così come si vive di pane, si vive di aria. Una Fede separata dalla vita non serve a nulla; si crede come si vive e inversamente si vive come si crede. Lo dice bene l’immagine evangelica del lievito: non deve rimanere fuori dalla pasta ma deve entrare in essa e fermentarla tutta. Un altro aspetto è espresso dal ritornello del salmo: “Fa che ascoltiamo, Signore, la tua voce”. “La fede nasce dall’ascolto”, dice San Paolo (Rm 10,17). Perché? Perché la Parola è l’atto in cui Dio entra nella vita dell’uomo, con le sue esigenze d’Amore. Ascoltarlo veramente equivale ad accoglierlo, dirgli il nostro “si”, come la Madonna l’ha detto con il suo “fiat”. Questo dice chiaro che la Fede nasce dall’iniziativa di Dio. La decisione di Fede non sta dalla parte del soggetto ma dalla nostra parte. Finalmente nel Vangelo gli Apostoli dicono al Signore: “Aumenta la nostra Fede”. La Fede perciò non è statica, non è un valore che si possiede, una cosa che si sa già. E’ una continua conquista, è una scoperta che si rinnova ogni giorno, è un cammino progressivo nella Luce, cioè un qualcosa che cresce, come tutte le cose vive. C’è gente che dice di aver “perso” la fede, come se si trattasse di un oggetto.

L’espressione non è felice. Sarebbe meglio dire che la fede “ha smesso” di plasmare la vita e di orientare le scelte quotidiane. La Fede è qualcosa che si vive o non si vive. La Fede è accessibile a tutti, perché è un “Dono” che Dio offre a tutti ma non tutti l’accettano.

Caro Oriano, Cristo ti ha scelto: ecco la convinzione profonda che ti ha sostenuto e guidato! Hai fatto l’esperienza del Signore come “tuo unico bene”. Per questo ti ha scelto per divenire monaco. Con tutta sincerità in questo momento sento di voler far mie le parole di un grande teologo Gesuita del nostro tempo, nel giorno della sua consacrazione a Dio: “Emettendo il voto di povertà, capii come mai prima di allora quanto il denaro possa essere un mezzo per servire e glorificare Dio. Facendo il voto di castità, compresi più che mai, a qual punto l’uomo e la donna possono completarsi per elevarsi sino a Dio. Con il voto di obbedienza, compresi meglio la libertà che Dio concede a colui che serve”. Per te la vita benedettina deve essere in primo luogo, affermazione esplicita e visibile di un modo “non dell’unico modo” di andare verso l’accettazione totale di Cristo. Sei monaco, e non devi mai chiuderti in te stesso, o chiuderti nella sfera della tua comunità come un di un ghetto. Nella tua scelta devi sentire di voler vivere una duplice appartenenza: da una parte la tua comunità monastica, dall’altra una comunità più ampia, in primo luogo la Chiesa locale. L’aggancio fraterno con quelli che incontro abitualmente, non deve limitare i tuoi orizzonti, ma al contrario aprirli alle necessità concrete della Chiesa particolare e alle dimensioni universali della Chiesa, sempre mantenendo il tuo proprio carisma monastico. Così, ad esempio, quando prego non guardo solamente alle necessità della mia comunità ma voglio fare spazio a tutte le esigenze ecclesiali. Penso che una comunità senza “preghiera universale” non è più cellula di Chiesa. Lo stesso io ti dico per tuoi impegni concreti: se partecipo anzitutto alle attività particolari della mia comunità, vivo tutta la mia corresponsabilità con la missione della Chiesa; la mia comunità dovrebbe essere pronta a rispondere agli appelli di chi “presiede alla Carità” nella mia comunità Cristiana locale, chiamata ad essere centro di comunione per tutte le attività ecclesiali. Il mondo di oggi ha bisogno di questa testimonianza e quanto più seriamente noi vivremo questa vocazione, tanto più la nostra testimonianza sarà efficace. A questo, caro Oriano, devi sentire che Cristo ti chiama: a questo la Chiesa ti ha consacrato con la professione con la Professione Semplice.

Preghiamo per Oriano, perché possa andare avanti, credendo, sperando, amando sempre di più. Che il Signore ti conservi il gusto appassionato del mondo, insieme ad una grande apertura di Cuore e ti aiuti ad essere umano fino alla fine. La Vergine Madre, i Santi Padri Benedetto e Silvestro, ti aiutino a dire ogni giorno il tuo “fiat” al Signore, con la sua stessa prontezza e radicalità. Che tu possa dire ogni momento insieme a S. Paolo: “Non sono io che vivo, ma Cristo che vive in me”. Amen.