Parrocchia 27 novembre 1966. In precedenza, cappella; e, dal 1641, primissaria curata della pieve di Denno.
Info: slm 457;comune Campodenno; cap 38010; km 27 da Trento – 8 da Mezzolombardo – 5 da Denno
Chiesa di S. Egidio Abate in Quetta
La piccola chiesa di Quetta sorge quasi al centro del paese omonimo, frazione del Comune di Campodenno. Per secoli dipendente dalla vicina pieve di Denno, nel 1537 è definita cappella in villa Quetta, e solamente dal 1688 ebbe un sacerdote stabile dimorante nel paese. Nel novembre 1966 la chiesa viene infine eretta a parrocchia. Sembra che già nel 1329, secondo il Tovazzi, esistesse a Quetta un edificio religioso, con dedicazione ai Re Magi. Probabilmente ai decenni tra ‘400 e ‘500 risale il cambiamento di intitolazione a favore dell’attuale Sant’Egidio Abate (festeggiato il 1 settembre).
L’attuale struttura architettonica della chiesa si presente orientata verso Est, ad aula unica, con campanile sul fianco sinistro della facciata, copertura in scandole lignee e piccola sagrestia comunicante con la zona dell’abside. Si sviluppa longitudinalmente su tre campate e su un abside poligonale. La sistemazione architettonica attuale pare assegnabile agli anni attorno al 1506, come indica la data incisa su una delle pietre componenti l’arco santo: questa indicazione, unita ai costoloni delle volte a crociera e dall’arco santo a sesto acuto, danno alla chiesa una leggera atmosfera gotica.
Da notare la presenza di alcuni elementi scultorei molto particolari, come i peducci dell’abside (che rappresentano immagini antropomorfe e zoomorfe) e le diverse decorazioni floreali delle chiavi di volta; pregevole inoltre il portale di ingresso, con decorazioni tipicamente rinascimentali e attribuibile a maestranze venete.Per quanto riguarda gli altari, in epoca tardo cinquecentesca ne sono citati tre: uno maggiore e due laterali; alla stessa epoca sembrano risalire gli unici due brani di affresco salvati dalla moderna intonacatura, ossia un San Sebastiano con, al di sotto, il Velo della Veronica con il volto di Cristo, e una Madonna in trono con Bambino e un santo penitente (Sant’Onofrio?). Entrambi gli affreschi presentano, purtroppo, estese cadute di colore. La chiesa conserva oggi un grande altare maggiore ligneo, attribuito al celebre intagliatore Simone Lenner e realizzato con buona probabilità nel secondo quarto del XVII secolo; la pala d’altare, assegnabile al 1640-1650, raffigura la Madonna con Bambino e i Santi Egidio, Michele Arcangelo (probabile collegamento con il vicino Maso sant’Angelo e l’omonima chiesetta), Simone e Giuda Taddeo (co-patroni della chiesa). Sulla parete laterale si conserva una grande ancona lignea, facente parte di uno degli altari laterali ormai smembrati, e probabile opera di Pietro Strobl junior tra 1670 e 1690. Al suo interno una pala risalente al 1628 (data scritta sotto al piede di sant’Egidio) con la Madonna con Bambino e i Santi Fabiano, Sebastiano e Antonio Abate (col maiale). Da ricordare che facevano parte degli arredi della chiesa anche il rilievo de l’Adorazione dei Magi oggi conservato presso il Museo Diocesano di Trento e facente probabilmente parte di un altare a portelle realizzato tra 1511 e 1514; una bella croce astile in lamina d’argento conservata presso la Parrocchiale di Denno dal 1984; un Cristo Crocifisso ligneo attribuibile forse a Paul Strudel, realizzato tra 1670 e 1680 e oggi conservato presso la Parrocchiale di Dercolo.
Molto delicata d’aspetto, e soggetto ancora di devozione popolare, è la statua lignea di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, opera di Giuseppe Obletter commissionata da un gruppo di emigranti in America. Proprio per far posto a questa statua, nel primo Novecento venne demolito l’altare dei Re Magi.
Si ricorda infine la piccola statua lignea del Sacro Cuore di Gesù, posizionata sulla mensa in muratura davanti all’affresco del San Sebastiano, e gli affreschi di Carlo Donati (1874-1949) sia interni che esterni alla chiesa (i due co-patroni a lato della mensa d’altare e i due affreschi molto rovinati sopra e a fianco del portale principale di ingresso). Proprio ad uno degli interventi di restauro del Novecento risalgono gli affreschi del Donati; restauri che – ultimo quello degli anni ’80 – hanno purtroppo compromesso l’aspetto originario degli interni, nascondendo quasi completamente l’apparato decorativo precedente e demolendo la cantoria.
Gianluca Dal Rì (dati tratti da Dal Prà L., I re Magi e il Santo eremtita: la chiesa di Quetta, Trento 2010)